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Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
Chiare memorie, onde potevi altrui
Mostrar per segni le grandezze antiche?


(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)





Castell'Umberto sorge in una zona litoranea collinare, posta a 660 metri sopra il livello del mare, affacciandosi a Nord-Est sulla vallata del fiume Fitalia, il cui nome appunto significa "terra che produce piante",
Il paese preesistente, di nome Castanea venne completamente distrutto da una frana e la fondazione del nuovo centro avvenne quindi per accogliere i superstiti della vecchia cittadina.
Oggi, Castani identifica il centro storico del paese, riconosciuto come tale nel 1998 nelle linee guida del piano territoriale Regione Sicilia, e con le sue caratteristiche case in pietra arenaria, i suoi vicoli, il castello, l'antico frantoio e le chiese racconta il suo passato.
La tradizione vuole che alcuni superstiti troiani , in onore di Ascanio figlio di Enea, fondassero una piccola colonia "Scanio" l'odierna Santa Marina.
Se quanto detto, corrispondesse alla realtà, secondo la tesi tesi sostenuta da Rosario Scurria, avremmo sia i fondatori che il nome, infatti, dal termine "castrum Aeneae" (accampamento di Enea) si sarebbe arrivati, attraverso un processo di corruzione per sintesi, al nome di Castania.
Di tutt'altra idea è Don Carmelo Catania, che sostiene l'impossibilità di una origine greca del sito di Castania e che «...il nome Quastania derivi dalla composizione dell'avverbio locale qua, unito al participio del verbo greco istemi, che significa stare, volendo identificare semplicemente il sito dove si allocò la comunità latina, fuggita da Salusapri quando la città scomparve misteriosamente tra il 650-700 d.C...»
Sempre il Catania respinge l'ipotesi del Vassallo che identifica Castania con Kalacte "bella costa", sostenendo che la posizione geografica di quest'ultima non coinciderebbe, con il sito castanese.
Il prof. Vincenzo Sardo Infirri, facendo un'analisi storica relativa alla valle del Fitalia riapre, in un certo senso, la questione dell'origine greca del paese sostenendo che:

«... Castania non è stata sempre la dove si trova il vecchio abitato, ma più in fondo alla valle; San Salvatore di Fitalia anticamente sorgeva non a Sant'Adriano ma più in fondo alla valle; il sito originario di Tortorici prima era presso la torre di San Giuliano ..., tutti e tre gli insediamenti sono stati distrutti da frane ...tutte le tradizioni che parlano di alluvioni si riferiscono ad una medesima catastrofica frana, che segnò la scomparsa di una città, verificatasi intorno al VI secolo d. C. ... molto probabilmente di Salusapri ...(forse quel grosso centro di cui parla Antonino nel suo Itinerario) ...».

Si suppone infatti che la popolazione di Salusapri, che Holm dice di origine fenicia, o tardo cartaginese, doveva essere di tre nazionalità. La maggior parte era greca professante il culto di San Nicola. Un gruppo abbastanza nutrito era formato da latini col culto latino di Santa Maria. La terza comunità era formata da siculi frammisti ad elementi di lontane origini cartaginesi legati al culto di Mercurio, il Dio del commercio.
Costretti ad esulare, la comunità latina si ritirò verso il fiume, e tra il Capirò e il Bunneri fondò il pagus romanorum, oggi rumanò, il quartiere più antico di Tortorici. La comunità siculo-cartaginese, come più attaccata alla terra,... si avviò per la strada di Galati, ma si fermò sotto Pullo (il bosco) e fondò Rasipullò... la contrada fu intitolata a Mercurio, dal culto che quelle popolazioni, ancora pagane, vi avevano istituito. Nella contrada Mercurio, infatti, non esiste alcuna chiesa nè antica nè di recente istituzione.
Il gruppo più nutrito della popolazione, composta di greci, si avviò per la strada grande che conduceva ad Agatirno. Lungo il percorso, un piccolo nucleo si fermò presso una fontana, fondandovi Randacoli (il villaggio dei randagi), con una chiesetta intitolata a San Nicola... il grosso della popolazione, quello che rappresentava la così detta universitas, continuò ancora per quella strada e, fermatasi presso un'altra ancora bella fontana, vi fondò Casta-Nea, il casale nuovo, e questo nome del tutto dimenticato, rimase scritto soltanto sull'itinerario militare romano.
Un'altra ipotesi, lega l'origine di Castania a Demenna, antica città che gli studiosi indentificano, ormai quasi concordemente, con l'odierna San Marco d'Alunzio.
In questo caso si parte da un riferimento storico che risale all'827, quando, sul censo del topografo arabo Edrisi, viene riportata la voce Quastània identificando questo luogo come un "casale", ovvero, un villaggio rurale sotto il dominio di Demenna.
L'antica città di Demenna è riconosciuta, dagli storici, come uno degli ultimi baluardi della resistenza bizantina all'invasione araba; per questo motivo si munì di un sistema difensivo assai efficace ed articolato, che integrava ai principali fortini, anche, una serie di torri di guardia, dislocate nei villaggi ad essa assoggettati. Con molta probabilità quello che noi oggi indichiamo come "il Castello", situato in una posizione che domina la vallata di Castania, originariamente, faceva parte proprio di questo sistema difensivo. Solo in un secondo momento, attraverso il fenomeno dell'incastellamento, l'antica torre venne trasformata in residenza quindi in castello.
Ogni ipotesi, intorno l'origine del paese, porta con se la spiegazione del nome "Castania", dal leggendario "Castrum Aeneae", al "qua-istemi", o al latino "casta-nea", o all'arabo "Quastània", ma, l'origine del nome che sembra più probabile, è legata alla presenza sul nostro territorio di castagneti (Castanea sativa) da qui il toponimo "Castanea" quindi "Castania".

Sotto la dominazione Sveva di Federico II ( Stupor Mundi), il territorio di Castania, rientrando nel sistema feudale prima normanno e poi svevo, fu concesso per privilegi, acquistato, ereditato o acquisito per matrimonio da diverse famiglie nobili siciliane.
Sul territorio di Castania si succedettero i Barresi (1117), i Lanza (1302), i Taranto (1322).
Ai Taranto, il Falzello lega la nascita di Castania, affermando che proprio sotto questa famiglia furono riuniti, per la prima volta, i Casali di Randacoli, Rasipullo e Santa Marina che ne formarono il primo vero nucleo abitato.
Dopo i Taranto i Paternò (1460 circa).
Un cenno a parte merita per la famiglia Tornabene (1500 circa); fu Laura Tornabene, a portare in dote ai Lanza la baronia di Castania, quando, nel 1505, sposò Blasco. Da questo matrimonio naque Cesare, uomo di forte individualità, tanto da essere, nel '500 siciliano, una delle persone più note ed illustri dell'isola.
Cesare fu conosciuto, però, più che per la grande influenza nella vita sociale e politica del tempo, per l'efferato omicidio della figlia Laura Lanza, meglio conosciuta come la Baronessa di Carini.
I Sollima acquistarono il feudo di Castania nel 1553. Verso il 1630 il territorio passa alla famiglia Sollima Gallenti, da loro ai Moncada ed intorno al 1750, alcuni beni furono venduti ai Di Vincenzo. 
Il paese deve la sua denominazione ad Umberto I di Savoia, re d'Italia, in onore del quale fu ricostruito nel 1865.
è un centro prevalentemente agricolo-artigianale. Molto belle sono le sculture in marmo e in pietra realizzate artigianalmente.
I prodotti tipici dell'agricoltura sono le olive, le nocciole, i cereali, gli agrumi e l'uva.



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